I Romani erano un popolo stanziale, l’agricoltura
rappresentava la base delle loro economia con produzione di frumento, cereali,
olio e vino; l’allevamento specie quello ovino produceva grosse quantità di
formaggi, era presente anche l’allevamento di maiali. Molto diffusa era la
pesca di acqua dolce che di mare lungo le coste.
Con la
caduta dell’impero romano, e la scesa delle popolazioni nordiche, popoli nomadi
i loro approvvigionamenti nutritivi erano forniti dal bosco e terreni incolti,
da cui ottenevano carne cacciata, ottenevano carne anche da mandrie di animali
allevati, che si portavano dietro ai loro spostamenti.
Per i popoli
nordici mangiare la carne era un simbolo di potere e di forza: La forza di un
uomo si misurava nella quantità di carne
che mangiava. La credenza che il mangiare incide sul comportamento e
sulle psiche, è una delle idee medievali, che influenzerà la base delle diete
monastiche.
L’alimentazione romana era basata sui cereali, oggi
si direbbe la dieta mediterranea, in contrapposizione con la dieta nordica
basata esclusivamente sulla carne. Alcuni viaggiatori nordici che visitavano la nostra penisola
descrivevano come mangiatori di verdure ed in ogni portate mettevano questa
ingrediente.L’influenza germanica sull’alimentazione avrebbe preso il
sopravvento, visto che era il popolo conquistatore, su quella romana, se non ci
fosse stato un altro forte elemento politico a contrastarlo, il Cristianesimo.
Nel V secolo il cristianesimo era già radicato e il pane, vino, olio e pesce erano simbolo di sacralità, e con
l’espandersi del cristianesimo porta alle coltivazioni di frumento, vino ed
olio. Inoltre con i giorni di magro e grasso determinarono molte abitudini
alimentari e culinarie.
Come l’influenza dei nordici, abbiamo l’influenza
dell’Islam, porterà a nuovi alimenti e piatti, ma contrasterà la diffusione
della vite e della carne di maiale.
Per chiudere queste influenze nelle civiltà del
medioevo, l’influenza degli ebrei sui piatti culinari od alimentazione è stata
di leggera.
Il banchetto medievale è il convitto per eccellenza,
ossia il luogo dove forti si manifestano i simboli del potere e della nobiltà,
dove si mostrano le proprie ricchezze, dove si stringono alleanze, dove si
partecipa alla vita sociale. Ma può
essere anche il luogo dove scoppiano i grandi conflitti di guerra.
Se il banchetto deve essere il luogo per sfoggiare
la ricchezza ed il potere, necessita di status
simbol, e questo era le spezie e l’abbondanza, questi decadranno lentamente
del XV secolo, non tanto per l’abbondanza, le portate non colpiranno tanto per la quantità, sa saranno
appariscenti, ( carne ricoperta da lamine d’oro, o fagiani che dopo cotti
saranno rivestiti delle loro piume e penne, o macchine che
porteranno automaticamente i cibi nelle sale dei
banchetti , come quelle inventate da Leonardo da Vinci, ecc).
In un banchetto l’ordine degli invitati seguiva un
protocollo ben preciso, generalmente i tavoli erano ad U, dove a capo c’era il
personaggio più importante a alla sua destra una persona di fiducia ( nel Credo, Gesù siede alla destra del
padre, la persona che sta alla destra ha
l’occasione migliore di colpire al cuore con un pugnale il suo vicino di sinistra,
nel medioevo si uccideva guardandoli nemico negli occhi, i nobili combattevano
con le spade e le lance, il popolo era addetto agli archi.),
Allontana dosi il rango di importanza ci si
allontanava dalla posizione centrale, cosi i vassoi di vettovaglie diminuivano
allontana dosi dal persona importante.
Davanti agli ospiti venivano messi i vassoi dei
serviti di pietanze, ed ogni uno si serviva, del cibo messo a sua
disposizione. Alzarsi per prendere una
pietanza lontana dal proprio posto era considerato non solo scortese dei
confronti dell’ospite, ma un offesa al rango degli altri invitati, così essi
potevano mangiare solo quello alla loro portata, da cui il termine portata.
Nei banchetti non si mangiava tanto il pane, ed
alcune volte il piatto potava essere una di pane, questo veniva alla fine o
dato in beneficenza oppure dato ai cani.I servizi, che erano composti da più
pietanze, non avevano un ordine come oggi noi lo abbiamo, il passaggio fra il
salato ed il dolce era normale, questo perché lo zucchero era considerata una
spezia ed usata come il sale od il pepe. Alcune regole generali era che il
primo servizio era spesso di frutta di stagione che serviva per aprire lo
stomaco, questa generalmente si mangiava prima di mettersi a tavola, ed era
chiamata colazione. Il servizio finale era quello di spezie candite, che doveva
far digerire il cibo mangiato.
Fra servizio e servizio, generalmente c’erano canti
e balli, mentre i servi sgombravano la tavola degli avanzi e mettevano nuove
tovaglie, visto che spesso gli invitati si pulivano mani e bocca alla tovaglia,
i tovaglioli non erano tanto diffusi.
L’ordine dei servizi non era puramente casuale, poi
si comingiò in francia XIV e XV secolo un menù organizzato intorno all’arrosto.
Non solo i nobili ed i ricchi facevano banchetti,
anche il popolo quando poteva, allestiva
banchetti, per matrimoni, feste
religiose, uccisione di bestie grosse
ecc., come oggi ogni occasione è buona per far festa.
I banchetti potevano durare anche settimane, e anche
in queste abbufate si seguivano i precetti religiosi, cioè i giorni di magro e
di grasso. I giorni di magro erano giorni in cui erano vietati mangiare carne e
i loro derivati ( formaggio, latte, burro, uova, ecc)., questo non vuol dire
che in questi giorni non banchettassero, al posto della carne c’era il pesce (
escluso: balene , delfini o altri pesci considerati troppo sanguigni e
paragonati come i mammiferi), al posto dei
grassi animali c’era l’olio, al posto del latte c’era il latte di mandorle, abbiamo ricette
sia per i giorni di grasso che l’equivalente ricetta per i giorni di magro.
I giorni di magro erano: il lunedì, mercoledì, il
venerdì ed il sabato, poi i giorni che precedevano una festa liturgiche , e
quaresime che erano tre, la quaresima di
Pasqua, quella dell’Avvento e quella degli Ognissanti.
Le quaresime, in particolare la lunga Quaresima
pasquale, non era ben vista da tutti e l’idea del carnevale ( carnem levare) come festa popolare di
grande baldoria, si impose proprio come grossa abbuffata di grassi prima del
periodo quaresimale ( i dolci di carnevale),
quando appunto le carni ed i grassi sarebbero stati banditi dalla tavola
( qual è l’ultimo giorno di Carnevale?).
I macellai che erano i più colpiti dalla Quaresima, per Pasqua
abbellivano il loro banco di vendita con fiori per il giorno di Pasqua.
Nel medioevo si beveva il vino, visto che non
esistevano i tappi, il vino non si conservava, e per farlo durare nel tempo si
trattava spesso con resine ( il vino resinato),
il vino si beveva giovane e spesso
prendeva l’aceto, la vendemmia era regolamentata con date precise e di
raccolta, spesso e il primo giorno di vendemmia era 8 settembre, nel Piemonte
per San Michele. L’acqua era spesso contaminata ed i signori evitavano di
berla.
Vini più apprezzati erano vini del Sud, come quello
di Cipro , greco ecc. .
Nei Paesi nordici, dove la vite non riusciva ad
attaccare o forti erano le tradizioni germaniche si produceva la birra.
LA BIRRA
Se per il Cristianesimo, la bevanda principale era
il vino, la propagazione della religione cristiana in tutta l’Europa favoriva
la produzione della vite, non in tutta l’Europa la vite attecchiva, ed nelle
regioni germaniche erano forti le tradizioni della birra, dato che la birra per
molte di queste popolazioni, prima che arrivasse il Cristianesimo era una
bevanda sacra. continuò la produzione della cervoglia.
Il termine cervoglia è di origine gallica, deriva
dalla dea Cérés ( Cerere nome romano), ed indicava una bevanda preparata con i
cereali ed agginta di erbe aromatiche. Tra queste il luppolo che appare in un
di documento del 768 dell’abazia di Sant-Denis, in cui si parla di “cervogia di
luppolo”, verso il XIV secolo, si imporrà su tutti gli altri aromatizzanti.
Nel Medioevo la produzione della birra usciva dalle
realizzazione casalinghe, cominciarono a nascere propie birrerie con produzione
più intensiva.
Nonostante che la cervoglia fose un simbolo dei
“barbari pagani”, contrapposta al vino Cristiano, è
proprio nei monasteri che si perfeziona e si
migliora produzione della birra. Col passare del tempo diventa una bevanda
popolare a causa del suo più economico prezzo e Ordini monastici, predicando il
ritorno alla povertà, arrivano a consigliare l’uso al posto del vino.
La più antica birreria monastica sia stata quella
dell’abazia benedettina di Weihenstephan, nei pressi di Monaco di Baviera, il
cui abate Arnold ottenne nel 1040 il diritto di fabbricare la birra nella citta
di Frisinga e per venderla per lo sviluppo ed il sostenimento del monastero.
Con la contro riforma di Martin Lutero, dove
venivano i precetti “culinari”, abbolizione dei giorni di magro, astineze ecc.
e l’opposizione dei simboli del Cristianesimo, ci fu un aumento e richiesta
della produzione di birra e di consumo di carne in tutta la Germania
protestante.
COLAZIONE
La colazione corrisponde al nostro aperitivo,
serviva per intrattenere glio ospiti, prima di andare a tavola, veniva servita
frutta e vino dolce, Malvasia, vini greco,
vino di Cipro o di Gaza. Si
consumava in piedi.
PRIMO SERVITO
Ho cercato di
seguire le nostre abitudini, il primo servizio sono più PRIMI, escluso l’ultimo piatto, che può essere quasi considerato,
oggi un piatto unico.
PORRATA BIANCA
Le porrata sono a base di “foglie “ e possono essere
da spinaci, bietole, crescioni o porri.
Era un piatto classico del medioevo, e poteva essere
più o meno denso, per il cuoco la difficoltà era quella di ottenere il colore
desiderato. Questa di porri è di colore
bianco ed è nata per i giorni di Quaresima dove era abbolito tutti i derivati
della carne compreso il latte, e viene sostituito da il latte di mandorle.
RIBOLLITA DI
CASTELFRANCO
[….] che
ciascuno del detto comune o che in esso comune habiterà, il quale avrà terra
propria ovvero condota, sia tenuo fare orto chiascuno anno del decto
comune, quale orto debbia essere tanto che basti et sia sofficiente della sua
famiglia. Et orto s’intenda essere et sia quello nel quale saranno et
troverannosi a debiti tempi caoli, agli et
cipolle infino in numero di trecento
per ciascuna di decte cose [….]
( Statuto di
Castelfranco di Sopra, rubrica XXXI, 1394)
Questa zuppa di pane fatta con le tre verdure, che
il cittadino di Castelfranco era obbligato a seminare nel suo orto, arricchitta
di fagioli ( ricordo che i fagioli presenti nel Medioevo erano i fagioli con
l’occhio, gli altri sono arrivati dall’America ), ed un po’ di spezie e sale ed
olio exstravergine di olive.
La zuppa avanzata non veniva gettata, ma veniva
mangiata il giorno dopo, e veniva nuovamente bollita, cioè la RIBOLLITA.
GNOCCHI DI
PRUGNE
Oggi gnocchi sta per indicare palline di pasta a
base di patate o zucca. Nel Medioevo hannora le patate non erano arrivate
dall’America, ha firenze fino a tutto il ‘600 erano considerate solo ornamento
per i giardini botanici, fu Francesco Redi che presentò la patata fritta al
Granduca e piano piano si cominciò ad apprezzarla. Qui gli gnocchi sono
polpettine di formaggio fresco ed torli d’uovo, dove all’interno troviamo
pezzetti di prugna, cotte in acqua bollente, condite con prugne e gorgonzola.
Il gorgonzola era chiamato col nome di “tracchino di
Gorgonzola” cittadina, alle porta di
Milano, oppure “ formaggio verde”. Conosciuto gia alla fine de VIII secolo.
Sulla nascita del Gorgonzola esiste una leggenda:
“ Un
giovane casaro, innamorato di una giovane contadina, costrettto di rimanere al
lavoro fino a tardi per produrre il formaggio, una sera mentre lavorava ad una
cagliata, vide dalla finestra passare il suo amore, il richiamo d’amore fu
tanto che gli andò incontro e si
appartarono e passarono tutta la notte insieme, lasciando la cagliata a
mezzo, la mattina a buon ora ritorno, nel caseificio, la cagliata aveva preso
la muffa, per paura delle conseguenze, unì alla cagliata ammuffita il latte appena arrivato dalle stalle, e
nacque un formaggio decisamente nuovo e con un gusto ed odore forte che il suo
padrone lo apprezzo enormente, e fu costretto a ripetere la produzione del
nuovo formaggio, così il giovane casaro, poteva uscire prima dal lavoro ed incontrare
la sua bella”.
TORTA
D’ORMANIA
Il termine Ormania non ci da nessuna indicazione del
tipo di torta, la ricetta la troviamo in un manoscritto fiorentino del ‘300,
presente presso la biblioteca Ricciardiana ( Firenze), gli ingredienti per dodici persone sono
esagerati o guasi, 6 polli, 4 forme di formaggio grandi dodici uove e diversa quantità di frutta .
I polli vengono prima fritti e poi lessati, e un
trattamento che sfesso i cuochi medievali facevano con le carni, forse per
renderle più tenere o per “purificarle”, anche se questo trattamento, non è del
tutto estraneo dalla nostra cucina. Per
esembio il baccalà alla livornese, prima si frigge e poi si passa nel pomodoro.
Questa
torta oggi potrebbe essere un pranzo completo perché dentro sono presenti
ravioli,carne e frutta.
SECONDO
SERVIZIO
Questo servizio è un servizio di passaggio al terzo
servizio, qui le portate saranno di torte
di verdura e formaggio, con un biancomangiare.
TORTA D' AGLI
L’aglio in tutta la cucina Medievale, è un elemento
fondamentale , lo troviamo in quasi tutti le ricette, esisteva anche una agliata una salsa a base di aglio. L’entamente l’aglio perse la sua
importanza nelle portate degli aristocratici, perché era un ingrediente
“popolare”.
Questa ricetta perviene da un manoscritto francese,
è una torta di procedimento semplice anche se dal nome mette tutti in difesa,
pensare di mangiare una torta con molto aglio, ci fà storcere la bocca, invece
esiste un raffinato equilibrio fra aglio, zafferano e formaggio.
BIANCOMANGIARE
Il
blasmangiare o biancomangiare, uno dei piatti di maggior successo della cucina
tardomedievale, le fatto con in gradienti unicamente di colore bianco ( escluso
le spezie che era poco speziato), ci troviamo riso, latte di mandorle e per i giorni grassi con carne di pollo e
nei giorni magri con pesce. L’alimento bianco veniva generalmente ritenuto più
salubre di altri, al riparo delle contaminazioni e degradazioni . Il “bianco è sano”.
Diverse ipotesi sono state avanzate sulle ragioni
del pregio alimentare conferito al bianco e sulla sua facoltà di rassicurare il
consumatore ( anche ora preferiamo alimenti bianchi che leggermente colorati,
per esempio il burro acquistiamo più volentieri quello bianco che quello giallo
uguale lo zucchero). Accanto a spiegazioni di simbolismo: purezza, innocenza,
sono state considerate, altre di natura: il potere di neutralizzare la bile
nera, ovvero l’umore nefasto ritenuto responsabile, dalla medicina medievale,
di moltissimi disturbi e patologie.
Il biancomangiare fu consigliato ai Medici che erano
colpiti dalla gotta ( da una eccessiva alimentazione di carne rosse).
Se il consumatore medievale preferiva l’acquisto di
prodotti bianchi, il commerciante utilizzava espedienti per risaltare o far
l’alimento bianco. Dall’utilizzo delle candele per illuminare il lardo e farlo
apparire più bianco, o trattare il merluzzo con calce per farlo bianco ( in un
regolamento del trecento a Parigi vietò
questa tecnica).TORTA D’ERBE
E’ una delle ricette più comuni per le torte,
realizzate con erbe diverse, è ancora presente in alcune regioni d’Italia. E’
possibile utilizzare erbe di stagione e fiori. Queta torta può essere più o
meno grassa a seconda del “cascio” che viene messo.
TERZO SERVIZIO
Questo è il servizio più
“robusto” dove le carni fanno da padrone.
Non ci sono i classici arrosti di carne di cacciagione o allevamento che
nel medioevo facevano da padrone, ma due piatti uno di origine araba, il montone
al riso ed uno originale per i nostri giorni.
Seguono due “ contorni”
uno di funghi ed un altro di fave.
FUNGHI SALTATI ALLE SPEZIE
Una ricetta presa da un
manoscritto toscono coni funghi.
I funghi, chiamati anche
lacrime della terra, non erano molto ben visti dagli aristocratici, sia per la
loro velenosità, anche la poco digeribilità, inoltre erano considerati prodotti
di terra e non erano degni per i nobili, anche se molte figure illustri li
amavano.
MONTONE AL RISO
E’ un piatto di origine
araba, che ancora viene fatto. Questa
carne non è mai stata una carne nobile, la pecora serviva per ottenere il latte
per i la produzione del formaggio e dei loro derivati, per la carne degli
agnelli o per la produzione della lana. Le pecore anziane che ormai andavano
verso la fine dei loro giorni, non possiamo pensare che venivano gettate via.
Le masse più povere che la carne la consumavano già di rado la cucinavano anche
questa.
Le nostre montagne venivano a pascolare migliaia di
capi.
Nella nostra cultura culinaria e difficile trovare
alcuni piatti e modi di fare la pecora, in alcune parti d’Italia viene ancora
tramandata. Basta pensare ai “rosticini” degli Abruzzi, o la pecora in umido
della zona di Prato.
PURE’ DI FAVE
SECCHE
Questo purè esce dalla nostra tradizione di purè
fatto con le patate, che arriveranno solo più tardi dall’America, ottimo il
accoppiamento con le mele e cipolle Indicato per accompagnare arrosto
specialmente di maiale o anatra.
Per dare il
gusto di fave fresche basta cuocerle con un pugno di giovani germogli di questo
legume, che veniva seminato ogni mese per averlo sempre disponibile nell’orto.
LINGUA DI BUE
ARROSTO
La ricetta arriva da un manoscritto francese.
Abituati ad usarla nel bollito, sorprende la ricetta e l’esecuzione, che viene
prima lessata e poi arrostita dopo una ladellatura per renderla morbida. Si può
accompagnarla salsa camelina o con la
mostarda.
QUARTO
SERVIZIO
Questo servizio finirà il pranco con dei dolci un o
a base di riso ed dei datteri dipieni, accompagnati dall’ippocrasso. Qui spesso
veniva servito spezie candite come digestive dopo il banchetto.
RISO
Questo piatto doveva essere un segno di raffinatezza
gastronomica, se il senese Gentile Sermini, novelliere, si scandalizza nel
vedere un contadino che “ a un convitto fra le altre vivande riso con zucaro
mangiava; il quale di gran fette di pane empi la scodella, non altamente
sottosopra rivoltando, che ‘l cavolo comunemente in villa s’usa di fare” (
Sermini II p. 521)
Questo può essere considerato un biancomangiare,
visto gli ingredienti.
DATTERI RIPINI
I datteri, come le spezie erano molto presenti nelle
cucine medioevali, questa semplice ricetta, che ancora presente nella cucina
araba, i dolci sono riservate per
occasioni speciali, come banchetti, o all’arrivo degli ospiti. I dolci simbolo
di generosità e amicizia, nelle case erano già pronti in modo da no farsi
cogliere impreparati all’arrivo improvviso di un visitatore ( quello che oggi
succende offrendo un cioccolatino o un caffè).
IPPOCRASSO
E’ vino speziato, le ricette sono infinite ed ognuno
lo fa secondo il suo gusto. Il vino può essere dolcificato con zuchero e/o
miele.
CAFFE’
Originario
dell’Etiopia e di altre regioni dell’Africa orientale, il caffè fu importato
nell’Arabia sud-occidentale fra XIII e XIV secolo. Qui si sviluppò la sua
coltivazione e si affermo l’uso di
preparare, con semi torrefatti, una bevanda che le tradizioni arabe fanno
risalire al Trecento, attribuendo la scoperta ad un pio personaggio delo Yemen
che inizialmente se ne sarebbe servito per prolungare le veglie mistiche. Il
caffè raggiunge poi l’Egitto e di qui si diffuse nell’impero turco verso
Oriente, fino all’India. Dalla seconda metà del ‘500 cominciò ad essere
importato in Europa, per iniziativa soprattutto dei mercanti veneziani.
Con il successo della bevanda, nacquero nuove
piantagione a Giava per mezzo degli olandesi, nelle Antille per mezzo dei
francesi e poi nelle colonie spagnole e portoghesi nell’America
centrale-meridionale.
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